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      La donna si eclissò quindi completamente, e la rivoluzione la trovò inerte, retriva, profondamente inchinata a servitú, paga della irresponsabilità, perfettamente convinta, per conto suo, della necessità della tutela e della dignità dell'ozio.
      I Codici Civili di tutta Italia, invasi un momento dai principii venuti novellamente in circolazione, piegavano prontamente a reazione. Si ricostituivano in Napoli le primogeniture, l'antica potestà patria ed i monacati violenti, auspice la Santa Alleanza.
      I diritti maritali redenti per sempre dall'odioso diritto della rivendicazione personale trovavano però nel Codice Penale uno zelante procuratore. Gli Stati della Chiesa camminarono all'unisono con Napoli. L'Italia Centrale, piegando verso l'Austria civilizzata dall'illuminato dispotismo di Giuseppe II e di Maria Teresa, adattarono a maggior mitezza l'organamento domestico; e la Lombardia e la Venezia signoreggiate dall'Austria fecero a questo le condizioni migliori. Il disciplinato e burocratico Piemonte versò ad ambe mani sull'elemento maschile il cumulo delle sue predilezioni, e si aggiunsero in Liguria i costumi nei quali scorgi un transfugo degli antichi contatti col bendato Oriente.
      In tanta scissura di provincie, in tanta varietà di civili costituzioni, in tanta gelosia di politica si rendeva impossibile ad un'idea varcare le numerose e vigilate frontiere e sfuggire allo sguardo di signorie sospettose che vedevano nella piú tenue innovazione una oscillazione pericolosa al loro equilibrio.


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La liberazione della donna
di Anna Maria Mozzoni
pagine 272

   





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