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      Per sovrammercato si partoriva dal dispotismo ristaurato il Concordato colla Santa Sede, che, Argo novello, spalancava sulla penisola i suoi cento occhi. Qual meraviglia pertanto se l'Italia fu ultima ad accogliere quella tesi che accenna ad un substrato democratico consolidato?
      Se però l'Italia fu l'ultima ad accoglierla, la vide percorrere in un momento tutta la sua superficie, bussare alle porte delle sue cento città, alzare la voce nel suo parlamento, insinuarsi nei suoi ufficii, rovistare il suo foro, riguadagnare insomma il tempo perduto, ed accennare a non deporre le armi che a vittoria compiuta.
      I sintomi forieri dello svilupparsi di questa tesi in Italia furono una viva polemica insorta a proposito di essa sulle colonne della «Ragione», diretta dal signore Ausonio Franchi, fra la dotta signora Jenny d'Héricourt e la signora Giulia Molino Colombini: polemica che durò sei mesi e fu sostenuta con pari maestria da una parte e dall'altra. Ma l'ingegno della d'Héricourt, la potenza della sua argomentazione, la bontà della sua causa lasciarono nell'animo dei piú intelligenti lettori della «Ragione» il sentimento della sua vittoria, mentre la Colombini che avea sfruttato un tesoro d'ingegno si trovò la penna asciutta e rifinita.
      Il partito democratico radicale, scindendosi dietro i fatti del 1859 dal partito democratico moderato conservò intatta la bandiera dell'avvenire; ma questi insediato al potere si eresse in consorteria; la smania dell'oro e degli onori lo invischiò profondamente ed il presente si fece per esso cosí felice che non poté comprendere l'opportunità di ulteriori progressi.


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La liberazione della donna
di Anna Maria Mozzoni
pagine 272

   





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