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      Il Codice Civile mantiene le cittadine nella minorità, nella servitú e nella schiavitù. Per suo conto la donna non si possiede, né può disporre, come proprietaria, dei suoi beni; non è padrona de' suoi figli, è incatenata a un'ubbidienza intera, che non ha misura, né limiti; a un'ubbidienza, che non è ammissibile se non in un codice, il quale apertamente sancisca la schiavitù.
      I membri del Congresso non oblieranno che di questa parte del Codice Civile, che riguarda la donna, degnò occuparsi il piú gran despota che i tempi moderni abbiano subíto. Figlio della rivoluzione, questo despota insigne, soffoca la propria madre; soldato, egli intende ordinare la famiglia come avrebbe potuto fare di un battaglione; marito, sagrifica la moglie, intelligente e amante, alla ragione di Stato, o, in termini meno convenzionali, ma piú veri, al suo interesse individuale. Qual uomo poteva essere meno atto o competente, per il carattere essenzialmente militare del suo genio, e la rigidità spiccata della sua anima, a dar norma alla famiglia, che la natura circonda e mantiene nella dolce atmosfera del sentimento?
      Cosí il Codice Napoleonico ha aiutato la reazione, insinuando il principio del dispotismo e persuadendo gli animi ad accettarlo come un fatto il quale, perché sancito dalle leggi, ha ragione d'essere. Allevati da madri schiave, i francesi hanno steso le mani alle catene politiche e il paese dove i diritti dell'uomo furono dichiarati per la prima volta in faccia al mondo, colpito da stupore e da ammirazione, vide spuntare dal suo seno nel Regolamento della Polizia de' costumi, la reazione più completa all'opera filosofica della rivoluzione.


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La liberazione della donna
di Anna Maria Mozzoni
pagine 272

   





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