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      Non posso chiudere il mio discorso senza fare una dichiarazione. Quando l'idea di questo Congresso non era che un semplice progetto, la causa della donna e della libertà trovò l'adesione calda e simpatica di molti uomini illustri, i quali, qui convenendo, avrebbero dato alle nostre deliberazioni il valore d'una autorità indiscutibile. Ma per ragioni, che non possiamo apprezzare, gli elementi piú possenti ci mancano e l'esito della campagna è affidato al suo valore de' semplici soldati.
      Ebbene, io lo dichiaro altamente per mia parte e in nome di trecento Gedeoni. Camminando soli verso l'avvenire il cuore non ci manca. Noi non conosciamo la strada che ci ricondurrà alle nostre case prima della battaglia. Ma ci accontenteremo di curvarci per raccogliere l'acqua alla sua sorgente nel cavo delle nostre mani.
      Cammineremo con precauzione, vigileremo gelosamente su noi stessi, perché non è certo la nostra individuale soddisfazione e gloria che cerchiamo: noi vogliamo atterrare le mura di Gerico.
      VIII.
      PAROLE AL COMIZIO DEI COMIZI(14)
     
      Si riporta l'intervento della Mozzoni alla Assemblea della Democrazia che riuní l'11 e il 12 febbraio 1881, a Roma, repubblicani, radicali e socialisti per la rivendicazione comune del suffragio universale. Delegata della «Lega promotrice degli interessi femminili», la Mozzoni intendeva ottenere soprattutto una affermazione di principio, come si capisce da una sua lettera ad A. Beccari, direttrice di «La donna», del 10 agosto 1881: «Facciamo in modo che non si possa dire che il Suffragio Universale agitò l'operaio senza svegliare la donna.


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La liberazione della donna
di Anna Maria Mozzoni
pagine 272

   





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