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      Poco gli preme che si erigano e si conservino delle dinastie nobiliari, né che le sostanze avite rimangano infeudate nelle rispettive famiglie, com'era una volta statuito per la gelosa conservazione della casta...
     
      ... In che cosa dunque risponde a questo Stato una famiglia nella quale il capo investito di poteri dispotici, fa e disfà, vuole e disvuole, autorizza, amministra, dilapida e finalmente si assenta declinando tutti i suoi doveri e conservando tutti i suoi diritti, e riunendo in sé in connubio mostruoso il potere assoluto e la irresponsabilità?
      Come mai un codice moderno ha potuto erigere in diritto tanta strapotenza, accostando due termini tanto incompatibili davanti alla ragione, senza che la coscienza del legislatore occidentale gli si rivoltasse nel petto?
      Come non ha posto mente che dando così un essere umano in balia di un altro e per tutta la vita, egli bestemmiava tutta la moderna società?
      Eppure, o Signori, il legislatore non sembrò avvedersi o per lo meno non fu sgomento dall'affermazione di un diritto cosí enorme. Malgrado l'abuso d'ogni cosa cui l'uomo è fatalmente inchinato, egli confidò nella natura dalla quale soltanto la società coniugale è cementata. Certo reputerebbe impossibile vincolare in simili rapporti due uomini, ma un uomo ed una donna possono andare e, fino ad un certo punto, vanno.
      Ebbene questo fatto gli dà torto. Non la legge, non la forza del diritto del quale investe una parte e che deprime nell'altra, conserva la società coniugale, malgrado gli sforzi fatti dal legislatore per renderla odiosa, ma la natura.


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La liberazione della donna
di Anna Maria Mozzoni
pagine 272

   





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