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      La Mozzoni fu infatti chiamata a sostituire il socialista Prampolini, che avrebbe dovuto essere il secondo oratore dopo L. Bissolati. Decisa nell'assunzione del motivo classista rispetto ai limiti della democrazia borghese, essa vi porta di suo il senso del valore del dibattito culturale, della «battaglia delle idee» come elemento permanente della cultura socialista. La Mozzoni si rende ben conto, contro lo schematismo del tempo, che anche la teoria piś avanzata finisce asfittica se viene coltivata nella serra dell'esclusivismo. L'elogio del commercio, della circolazione delle merci e delle opinioni, probabilmente di origine cattaneana, si unisce alla denuncia delle «paternitą e maternitą imposte» che farebbe pensare a una lettura del Manifesto («... il borghese vede nella donna soltanto uno strumento di produzione...»), come anche il cenno all'internazionalismo, che traduce il motivo tipicamente mazziniano del contrasto irriducibile tra «internazionalismo dinastico» e «internazionalismo popolare». Il cenno mostra che la Mozzoni ebbe almeno percezione della trasformazione in atto nei gruppi reazionari: di qui a poco, nacque infatti il «nazionalismo» organizzato, che fin dall'inizio fu espansionista ed imperialista, e del quale fu naturale antagonista il naturale alleato dei movimenti di liberazione - inclusa quella femminile -: l'internazionalismo socialista.
     
      Tutte le questioni sociali, prima di trovare la loro formula esatta, precisa, conterminata, scientifica, attraversano periodi piś o meno lunghi di confusione.


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La liberazione della donna
di Anna Maria Mozzoni
pagine 272

   





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