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      Chi vorrà piú che la donna abbia voce negli interessi generali? Chi le affiderà piú un mandato politico, giuridico od amministrativo? Come potrà ella piú rimuovere da sé quella oltraggiosa taccia d'imbecillità sotto la quale soccombe dalla remota tradizione romana?
      No, voi non avrete risoluto la questione - l'avrete scapezzata e sepolta per altri secoli.
      Ora dunque che fare? - Eccolo.
      Le acque del fiume non dilagano se non dopo che le onde ne hanno scalzato a lungo i margini e le dighe. - Il vulcano non erutta, se non dopo che i gas interni hanno compiuto un lungo lavoro di condensamento mettendo in fuga l'aria da ogni fessolino e da ogni speco. Non altrimenti, le trasformazioni sociali non avvengono, se non quando siano state lungamente maturate nelle menti e nelle coscienze, e ne siano messe in fuga tutte le idee e pregiudizii incompatibili col nuovo ordine di cose che si vuole attuare.
      Ora questo non è, purtroppo, ancora, l'ambiente nel quale si svolge l'organizzazione operaia.
      Io so di associazioni, dove le sezioni femminili sono trattate come pupille, e nelle quali i soci, padri, fratelli e mariti si considerano come soci con le loro figlie, sorelle e consorti, fino a che codeste sono del loro identico parere o comunque non dimostrino di dissentire da loro nelle assemblee, il che avviene spesso, per indolenza magari, per passività di spirito, o pel solito santo amore di pace e di quiete, che è la bazza eterna dei prepotenti.
      Ma se esse poi vogliono far valere le loro opinioni, e propugnare le loro idee e mantenere le loro pretese contro di loro, nel limite e colle forme consentite dagli statuti sociali a ciascun socio, allora essi buttano a monte il gioco come bambini viziati, e appellano alle qualità di padri, di fratelli e di mariti, pretendendo, che, a questi titoli, le socie si rassegnino e cedano sempre.


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La liberazione della donna
di Anna Maria Mozzoni
pagine 272