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      CAPITOLO IVDella memoria.
     
      Abbiam detto, che l'anima si ricorda delle cose o apprese col mezzo de i sensi, o da lei stessa osservate col meditare. Andiamo ora a vedere ciò che significhi il nome di memoria, di cui sì sovente ci serviamo. Se vogliam credere a i peripatetici, tre sono le essenziali facoltà dell'anima ragionevole, cioè l'intelletto, la memoria, e la volontà, tutte e tre una dall'altra realmente definite, perché altro è l'intendere, altro il ricordarsi, altro il volere. Ma se noi vogliam immaginar nell'anima tante diverse facoltà, quanta è la diversità delle sue azioni: non tre sole, ma molte altre, siccome già accennammo, converrà supporre. L'apprendere, il riflettere, l'astraere, il giudicare, il raziocinare, l'immaginare, e simili altri atti dell'anima, si dovranno attribuire a diverse facoltà e potenze della medesima, il che farà moltiplicare gli enti senza ragione. Ritenendo dunque per nostro modo d'intender le due facoltà e potenze, che noi immaginiamo, come cose chiaramente distinte nell'anima, cioè l'intelletto e la volontà, perché giova all'uso di tal distinzione ravvisar meglio le differenti azioni, e i principali diversi oggetti dell'anima: diciamo; che se il ricettacolo delle idee o specie delle cose fosse nell'anima stessa, allora potrebbe dirsi, che la memoria è una real facoltà distinta dall'altre due nell'anima stessa. Ma si è veduto, e in ciò conviene il coro dei filosofi, che le immagini o specie delle cose si vanno ad imprimere nel cerebro, e nell'unione di queste immagini consiste la fantasia.


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Della forza della fantasia umana
di Ludovico Antonio Muratori
Editore Pasquali Venezia
1745 pagine 212