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      Si sa del pari, che la fantasia, dormendo noi, può accoppiare insieme due diverse idee, come quella dell'oro e di un monte, e perciò sognarsi monti di oro, centauri composti d'uomo e cavallo, ed altre bizzarrie. Ma questo è in nulla. Anche senza attribuir questa forza alla fantasia, abbondano uomini, che vegliando si augurano molti monti di oro, e tanti altri hanno sentito parlar dei centauri, e ne hanno anche osservata in iscoltura, o pittura o taglio di rame, la figura. Per conseguente sognando tali straordinarj, o favolosi oggetti, non v'interviene novità, e qui non apparisce meraviglia alcuna. Più tosto potrebbe parer mirabile, come i sogni non rade volte ci rappresentino persone e luoghi da noi non mai conosciuti né per vista né per relazione, e de' quali niuna immagine dianzi si truovava nella nostra fantasia. Nulla dimeno si può rispondere, che avendo l'uomo veduto tante varie persone, tante diverse città, palagi, piazze, templi, giardini &c. può la fantasia sognante confondere insieme queste idee, con risultare dipoi oggetti, che compariscono nuovi e non più osservati. È certo se la fantasia di chi dorme non è stranamente alterata e sconvolta, essa non forma uomini o bestie differenti da quel, che sono, né immagina animali nuovi, od altri oggetti, de' quali mancasse a lei la precedente idea. Più tosto dunque potrebbe recar maraviglia ciò, che io riserbo da esaminare nel seguente capitolo.
     
     
      CAPITOLO VIDe i sogni placidi ed ordinati, e de i disordinati.
     
      Sogliono per lo più i nostri sogni essere composti d'idee incoerenti, cioè che niuna connessione han fra loro, simili a que' rabeschi, che vecchiamente si dipigneano nelle camere, dove si vedeva un angelo che tenea un testone, alla cui inferior parte col becco si attaccava un'aquila; al piede dell'aquila una scimmia, e così progredendo.


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Della forza della fantasia umana
di Ludovico Antonio Muratori
Editore Pasquali Venezia
1745 pagine 212