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      Considerando io la diversa condotta di questi sogni nella mia Filosofia morale, dimandava a me stesso: la mente assiste ella ed interviene al nostro sognare, o pur non v'interviene, né vi assiste? Se mettiamo che sì: come poi succede, che si formino sogni sì spropositati, indegni certo di una potenza ragionevole? Posto poi, che la mente non vi abbia parte, noi cadiamo in un più pericoloso imbroglio, con dar troppo alla fantasia, certo essendo, che si dan sogni ingegnosi, con accidenti ben intrecciati, con riflessioni, con furberie. Se la fantasia fosse capace di tanto, scorge ogni saggio, che funeste conseguenze se ne potrebbono dedurre. Non cercai allora di più, e solamente proposi questo quisito ad uno insigne filosofo dei nostri tempi, cioè al vivente allora don Tommaso Campailla, patrizio di Modica in Sicilia, autore celebre pel suo filosofico poema dell'Adamo, il qual poscia ne' suoi Opuscoli filosofici stampati nell'anno 1738 in Palermo, trattò questo argomento con indirizzare a me la sua risposta. Confessa egli astruso il fenomeno; tuttavia con quella diligenza e modestia, che è propria dei grandi uomini, si studia di spiegarlo. Mette egli per cosa evidente, che la mente concorre a i sogni, perché non può darsi, che a caso si accozzino insieme i fantasmi con tal regolatezza, che formino nuovi concetti, ragionamenti, e accidenti sì ben concertati. Anche ne' pazzi, anche negli ubbriachi intervien la mente, ancorché prorompano in tanti spropositi, perché non lasciano di parlare di tanto in tanto rettamente, e con sensate riflessioni.


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Della forza della fantasia umana
di Ludovico Antonio Muratori
Editore Pasquali Venezia
1745 pagine 212

   





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