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      Ma questo non è sciogliere la quistione. Certamente i più sostentano, non apparire, che gli organi della vista servano a i nottamboli per riconoscere nelle tenebre oggetti esterni; ed ancorché tengano aperti gli occhi in quell'esercizio, non perciò col mezzo di essi conoscono ciò, che è fuori di loro; e quando anche tenessero aperti gli occhi, giacché li supponiam dormienti, non possono questi servire alla visione, essendo allora turato il passaggio alle specie visive. E pure se non ne vedessero, come potrebbono essi con tal franchezza calar per le scale, trovar gli usci, aprire forzieri, salir su i tetti, e far simili altre azioni, che richieggono la luce per distinguere i corpi e i siti? Ora quando si supponga vero, come io tengo per fermo, che il nottambolo non vegga: questo è un arcano, a disciferare il quale, non so se alcuno si possa promettere l'occorrente penetrazione. Pensate ad un cieco, o pure a chi dotato di buona vista vuol operare e camminar nelle folte tenebre. Contuttoché l'anima sua sia affatto allora vigilante e libera, e sia egli pratico dei siti, e de i corpi, che ivi sono: tuttavia gli conviene andare a tentone colle mani o col bastone, e prendere più precauzioni per non fallare; per trovar ciò che cerca, e per non farsi male. All'incontro i sonnamboli sogliono operar quasi colla stessa franchezza, come se fossero vigilanti, e assistiti dalla luce eterna. Come mai questo? Noi sappiamo ancora di alcuni, che iti al tavolino, si son messi a scrivere, e svegliati han poi trovata quella scrittura, senza ricordarsi di averla fatta.


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Della forza della fantasia umana
di Ludovico Antonio Muratori
Editore Pasquali Venezia
1745 pagine 212