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      Narra il suddetto Villis eziandio, che trovando qualche ostacolo per viaggio, lo schivano, e lo tolgono di mezzo. Ma se effettivamente non veggono, non è credibile, che si accorgano degli impedimenti. Col tatto solo se ne potranno accorgere: altrimenti inciamperanno, e correran pericolo di nuocere a se stessi. Potrebbesi forse immaginare, che la fantasia facesse loro distinguere gli oggetti, nella guisa che succede ne i sogni. Noi sognando, non vi ha dubbio, miriamo, come se fosse giorno, illuminati gli oggetti: il che non è tanto difficile ad intendere; perciocché la luce appunto per via de i nervi ottici porta al cerebro, o sia alla fantasia, gli oggetti irradiati, ed ivi si viene ad imprimere non meno la configurazione e idea di quei corpi, ma anche la stessa luce, senza di cui l'occhio non avrebbe potuto recar quell'ambasciata. Per conseguente l'anima al presentarsele davanti in sogno quelle idee, le vede illuminate. Quindi parer potrebbe, che l'anima de i nottamboli, mirando nella fantasia l'idee di quelle scale, di quelle strade, e di quei corpi, che tante volte l'occhio ha veduto, con tale scorta potesse camminar francamente, come se in fatti vedesse, per esse scale e strade, e mettere la mano sopra quello, che vuol trovare.
      Ma cotal riflessione non parmi, che possa mai appagare. La luce, che rende visibili nella nostra fantasia sognante gli oggetti, non esce già fuori di esso capo, onde possa l'anima valersene per discernere i corpi posti fuori di noi nelle tenebre. Nella notte scura noi possiam ben osservare entro la nostra testa l'idea di una torre, di una strada, e distinguere in essa idea le figure di quell'edifizio, i palagi, i portici, le piazze, e botteghe corrispondenti a quella via coll'ordine loro.


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Della forza della fantasia umana
di Ludovico Antonio Muratori
Editore Pasquali Venezia
1745 pagine 212

   





Villis