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      Ma non si truovano in essa le idee della larghezza e del numero degli scalini; né quante braccia sia lunga una contrada, per saper quando s'abbia a voltare, né quando sia largo un portico; né quanti passi si ricerchino per passare dall'una parte di un cortile all'altra, dove è per esempio la scuderia o la cantina. Queste notizie minute non le può dar la fantasia, perché mai non vi si è fatta mente. L'occhio solo aperto, e la luce son per questo necessarie. Figuratevi un sonnambolo, che voglia correre, come abbiamo inteso del vicentino, per una scala. Qualora non misuri bene i suoi passi, e metta il piè un poco troppo avanti sopra un gradino: eccolo precipitare. A noi vegliando non avviene, perché stiamo attenti coll'occhio; e questo ajuto manca al nottambolo. Abbiamo anche avvertito, che gli affatto ciechi suppliscono al difetto della vista, attenendosi colle mani al muro, o a qualche altro regolatore. Che se chi è privo degli occhi, come allora son da dire i nottamboli, si avvia per una contrada, o per qualche portico senza ajutarsi colle mani: troppo è facile, che la direzion del suo corpo si volga alla sinistra o alla diritta. Ora ogni poco che la linea diritta di esso corpo si torca, per necessità progredendo ha da condurre quel cieco a dar della testa nel muro, o nelle colonne. Si pu
      ò rispondere, che noi talvolta sovra pensiero, cioè colla mente intenta a qualche importante affare, nulla badiamo alla strada; e pur camminiamo, e facciam le occorrenti volate: ma allora vediamo, ed ogni picciolo ajuto dell'occhio ci è scorta: altrimenti potremmo talvolta andare dove non vogliamo.


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Della forza della fantasia umana
di Ludovico Antonio Muratori
Editore Pasquali Venezia
1745 pagine 212