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      Ciò non ostante per conto della pertinacia l'esempio de i primi può condurci ad intendere la disgrazia de i secondi. Tanto gli uni che gli altri piantano per così dire a due mani nel loro cerebro una massima, sentenza, od opinione, come certa, certissima; e però indarno si adoperano poi squadre di ragioni per far loro mutar sentimento. Quanto a quel buon religioso, (quantunque fosse stata la cagione, che io non so, di riputarsi cardinale) ognun vede, che questo fantasma si era impresso nella sua fantasia, come un'evidente ed innegabil verità. Se uno o più gli parlavano in contrario, alla mente sua subito si affacciava quel dominante fantasma vestito del carattere della certezza; e però non dava luogo ad altri opposti fantasmi. Se a me cento persone volessero far credere, che io son senza naso, o guercio, o che la torre marmorea di Modena (forse la più vaga di quante ha l'Italia) non è quadra dal fondo fino alla metà, mi riderei di essi, perché so ad evidenza il contrario. Non son da meno i pazzi. Lor disgrazia fu sulle prime aver dato udienza a quella falsa, e ridicola opinione, e l'averne sì tenacemente fissata l'immagine nel loro cerebro. Da lì innanzi non è più da maravigliarsi, se ragion non vale per disingannarli. Aggiungasi che il cerebro stesso di chi impazzisce, o in tutto o in parte dee trovarsi sconcertato da qualche umor peccante travasato, o da spiriti animali di natura morbosa; ed essendo l'anima impotente a conoscere e correggere quel vizio, perché a tanto non arriva il nostro guardo interno: ciò né pure si accorge di essere ingannata da i fantasmi della guasta fantasia.


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Della forza della fantasia umana
di Ludovico Antonio Muratori
Editore Pasquali Venezia
1745 pagine 212

   





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