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      Giudicarono in oltre, che la sola forte apprensione di qualche esterno oggetto potesse produrre questo medesimo effetto; e dal color di esse presero motivo di credere, che le madri avessero desiderato fragole, pruni, more, ciliegie, e simili frutti, o pure di mangiar carne di lepre, o di gustar qualche vino particolare &c. Tal fu il parere degli antichi, e son citati in questo proposito Ippocrate, Aristotele, Plinio, Sorano, Galeno, santo Agostino, ed altri non pochi. Maggiore di lunga mano è il ruolo de i filosofi e medici degli ultimi secoli, che sostennero la medesima opinione. Lodovico Settala ne fece un trattatello; un secolo fa il Gassendo, e ai dì nostri il padre Malebranche, imbracciarono lo scudo in favore di essa opinione, per tralasciar gli altri autori. Ma chi vuol vedere copiosamente trattata questa materia, non ha che da ricorrere al trattato di Tommaso Fieno De Viribus Imaginationis, che impiega la metà del medesimo in provare, che l'immaginativa della madre gravida può indurre non sol queste, ma altre mutazioni nel feto, adducendo a tal fine moltissimi esempi, e spiegando poi tutti questi fenomeni secondo le dottrine e i supposti della scuola peripatetica.
      Altri poi ci sono, che han creduta questa opinione anch'essa un'immaginazione, formata in testa delle persone dotte, per non sapere, in qual'altra maniera spiegare le stravaganti produzioni della natura, con averla poi talmente divulgata, e persuasa al popolo, che non vi ha donna oggidì, che in mirando macchiati i suoi parti, non giudichi ciò provenuto dalla propria fantasia, ancorché per lo più non sappiano assegnar l'occasione e maniera.


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Della forza della fantasia umana
di Ludovico Antonio Muratori
Editore Pasquali Venezia
1745 pagine 212

   





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