Pagina (17/665)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      - Zitta, o tu sie' morta.
      Ma lei:
      - No.
      Il ladro imperò gli messe alla gola un coltello:
      - Se tu parli, [11] ti scanno. E che tu nun dica a quell'altra ch'i' son qui. Mangiate e andatevene a letto, che il resto è pensier mio. Bada di far l'ubbidienza, se ti preme di campare.
      La Caterina tutta impallidita, ché le gambe nun la reggevan più dal tremore, tornò in cucina con la farina; e l'Assunta fece i maccheroni; e poi, imbandita la mensa, principiorno a mangiare, ma alla Caterina la fame gli era ita via, e steva lì tutta ingrugnita, e con un viso che pareva un panno lavato.
      Dice l'Assunta:
      - Oh! che ha' tu, Caterina? Che ti senti male? Oppuramente pensi al tu' damo?
      Lassami stare e andiamo a letto, gli arrispose la Caterina:
      - I' sono stracca e i' ho de' brutti pensieri per il capo.
      Sicché dunque, finito che ebbano di cenare, le du' ragazze salirno 'n cammera, e nentrorno a letto, e l'Assunta di lì a un po' s'addormì come un chioppo.
      Quando fu la mezzanotte, quel birbone di ladro sortì dal nascondiglio e in peduli andette in cammera delle ragazze. Dice:
      - Zitta, Caterina, ché quell'altra nun si desti. Levati e vien con meco. Voglio tutta la biancheria e i quattrini.
      - Quattrini nun ce n'è per la casa, - gli arrispose adagino la Caterina: - No' siem poeri. Lassatemi stare.
      Ma il ladro l'ubbligò a levarsi perché gli reggesse il lume, e lui si messe a frucare dappertutto, sicché 'gli empiette diversi sacchi di robba e poi gli portò a pie' dell'uscio di casa. Dice:
      - Bisogna ch'i' gli leghi alla bocca questi sacchi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





Caterina Assunta Caterina Assunta Caterina Caterina Assunta Caterina Caterina