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      Dammi delle funi, Caterina.
      - Funi nun ce n'ho, - disse lei, - ma là, 'n sul rio e' c'è de' salci. Legategli con quegli i sacchi.
      Il ladro allora aperse la porta e nuscì fori per andare a tagliare i salci, e la Caterina subbito all'infuria serrò le imposte a catenaccio e co' bracciali rieto a quel mammalucco; e poi, corsa alla finestra, si messe a urlare:
      - A' ladri, a' ladri! corrite, mi rubbano, m'assassinano.
      A quel bocìo si destorno i contadini del vicinato e corsano, chi con gli stioppi, chi con le vanghe, insomma con quel che gli viense alle mane; sicché al ladro gli toccò a scappare con altri quattro fratelli, che stevan fori a aspettarlo, e eran tutti, come lui, assassini: ma, prima di dilontanarsi, disse sotto la finestra della Caterina:
      - Tu me la pagherai!
      Già s'è riconto, che la Caterina faceva all'amore con un calzolaio del su' medesimo castello, e questo calzolaio, in ne' [12] giorni di festa era anco barbieri. Si sa, in campagna 'gli è facile, che uno cucia le scarpe e a tempo avanzato maneggi pure il rasoio.
      Con que' du' mestieri, tanto la vita in capo all'anno lui la campava bene assai.
      Ora 'gli accadette un giorno che quando il calzolaio lavorava lì accanito al su' bischetto, eccoti, gli comparisce davanti un signore vestito a garbo e dice:
      - Mastro Crispino, accomidatemi questi stivali.
      A male brighe che gliel'ebbe accomidi, dice:
      - La mi' spesa?
      - Oh! niente.
      - Come niente? - dice quel signore.
      - I' pago sempre chi mi serve. Quanto v'ho da dare?
      Dice il calzolaio:
      - Che vole!


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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