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      Una ragazza a modo, sa ella, di bona famiglia, abbeneché povera. Ma è di garbo.
      Doppo vari ragionari e' furno d'accordo, che il calzolaio [13] gli arebbe parlato alla Caterina di questo sposalizio; e 'nfatti, come gliene capitò la bona occasione, il calzolaio glielo disse a lei.
      La Caterina in sul primo rimase in nel sentire que' discorsi del su' damo. Scrama:
      - Oh! che è codesto il ben che vo' mi volete? Vo' mi volete regalare a un altro.
      Il calzolaio però la persuadette, che loro erano tutti e due poeri e che non si potevano isposare così subbito; e' bisognava che passassin dimolti anni: sicché dice:
      - È più meglio che vo' pigliate un omo ricco, che vi mantienga da signora, e i' sarò più contento in nel vedervi star bene con un altro, che aervi a tribolare in casa mia dalla miseria.
      Insomma, si conviense della presentazione del signore alla Caterina; ma quando lei e' lo vedde, lo ricognobbe in nel mumento per quel ladro del buratto, e messe i piedi al muro a dire che lei nun lo voleva, perché lui era un ladro, un assassino.
      Dice il calzolaio:
      - Ma che siete vo' matta, Caterina, a pigliare un signore tanto di garbo per un malandrino? Di certo, vo' avete le traveggole, e nun è altro che una rassomiglianza di caso. Gnamo via! finimola con tutti questi daddoli. Lui vi piglia per su' legittima sposa: ma se mai e' vi tienesse male e fussin bugie le sue, allora i' son qua io. Tornate pure da me, che vo' sarete 'nvece la mi' moglie.
      S'intende, che tutti questi discorsi il calzolaio alla Caterina glieli faceva fori della presenzia di quel signore; infra di loro, via: e tante lui gliene disse e la seppe tanto rigirare, che la Caterina si piegò, ma no di tutta bona voglia, veh! a concludere lo sposalizio.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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