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      Ma quando loro furno per la strada maestra, deccoti che 'ncontrano tutti e cinque i fratelli assassini:
      - Fermo là, o si tira. Che c'è egli 'n questi orci?
      Dice il currieri:
      - Vo' lo sapete da quanto e me. I' porto i quattrini soliti al Soprano.
      - Daccegli - bociò il capo de' ladri.
      Il più piccino però, che del giudizio e' n'avea più di quegli altri, disse:
      - Lassatelo ir via; è il currieri del Re e nun ci mettiamo a contrasto con chi comanda. Della robba noi se n'ha assai, e questi quattrini a pigliarli ci potrebber anco metter fógo. Lassamolo andare.
      Il capo assassino stiede lì a battibeccarsi co' su' compagni, perché lui le ragioni del fratello piccino nun le voleva intendere; ma poi anco lui si persuadette e s'accordò che il currieri andesse via, insenza manco guardare dientro a su' orci; e accosì, propio per gran miracolo del sommo Iddio, la Caterina e' la scampò una brutta fine, e in poch'ore, più morta che viva, e tutta rattrappita e stronca, la scese a casa sua, addove viense a pigliarla il calzolaio, che la menò con seco e se la tieneva, come su' moglie, a badargli alla bottega: perché que' quattrini rubbati a' ladri se gli spartirno tra il Re, il currieri e il calzolaio a nome della Caterina, e lui ci rizzò una vendita di drogherie e di vino.
      Ora, lassamo stare il calzolaio e la Caterina, che se la godevano intra di loro, e torniamo agli assassini.
      A male brighe arrivorno al capannotto, s'accorsano che la Caterina 'gli era telata via con tutte le loro ricchezze.
      Dice il capo ladro:


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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