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      La Caterina però e' nun lo voleva un simil compare, e trovava delle scuse per dirgli di no; ma nun ci fu versi, ché tra lui e il calzolaio fu combinato del comparatico, e la Caterina si dové o con le bone o con le cattive chetare e sottomettersi.
      Dice l'assassino:
      - Nun vi dubitate, ché gli usi e' gli so. I' vo a casa a pigliare de' mie' amichi e i regali, e il giorno del battesimo i' sarò pronto a mi' doveri.
      La Caterina però nun si potiede abbonire; sicché dunque il calzolaio per contentarla gli disse:
      - Senti quel che m'è vienuto in capo. I' ti veggo tanto sospettosa, che per rassicurarti vo' dalla giustizia, ché mi mandino degli sbirri a guardar la casa, quando il compare 'gli è torno co' su' amichi.
      E subbito corre al palazzo e domanda cento sbirri: a que' tempi c'eran sempre gli sbirri a legare i birboni: e quando lui gli ebbe in casa, gli messe dientro a cento sporte, perché ci stessin niscosti e nun fussan veduti; e poi gli accomidò rietro l'uscio, su per le scale, in cantina, e quattro sotto il letto in cammera della moglie.
      Viense dunque il compare con la su' compagnia, che il bambino era appunto nato:
      - Che bel bambino!
      E il [17] compare a dar mance, regali d'ugni sorta, e comandò un bel desinare da principe, e trionfava lui alla splendida, ché tutti rimasono sbalorditi.
      E quando poi si fu in sul fine del desinare, il compare prende di tavola un pan di Spagna e dice:
      - Lo vo' portare alla sposa nel letto con le mi' propie mane. Lei l'aggradirà.
      S'alza dalla sieda lesto diviato; ma il calzolaio gli andette a' tacchi, e poi, doppo, tutti quegli altri assieme.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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