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      - Dunque, mi' omo, l'avete voi o no questa figliola?
      E il contadino a mezza voce:
      - I' l'ho, Maestà, per mi' disgrazia. Ma i' nun ci ho colpa se l'è un po' scapatella e allegrona. Se ma' mai lei avessi commesso qualche scangeo, che vol elle, 'gli è effetto di gioventù.
      - Oh! che m'importa a me degli scangei della vostra figliola, - disse il Re.
      - I' vo' soltanto sapere, se 'gli è vero che la sia svelta e buffona, [26] siccome e' m'hanno raccontato, e che lei tienga allegro tutto il su' vicinato.
      Arrisponde il contadino:
      - Maestà, pur troppo gli han ditto il vero. La mi' figliola e' nascette accosì con quel naturale, e la 'un s'è mai volsuta correggere. Anzi...
      Il Re però lo 'nterrompette:
      - Tutte queste chiacchiere a me nun fanno nulla, galantomo. Ritornate a casa, e menatemi, oppuramente mandatemi subbito a corte la vostra figliola, ch'i' la voglio per compagnia della Principessa. E se a lei gli rinusce farla ridere, Giovanna, parola di Re, nun sarà più povera. Corrite dunque, e fate l'ubbidienza.
      Al contadino gli parse di esser ritorno da morie a vita in nel sentire la voglia del Re: la strada per rivienire a casa gli apparì più corta; e siccome lui vedde in sull'uscio Giovanna che l'aspettava bramosa, principiò a bociare da lontano:
      - Allegri, allegri! Il Re ti vole a tiener compagnia alla su' figliola, ché a nissuno gli è rinusco di farla ridere mai. Lesta, che lui vole te, perché 'gli ha saputo che te ridi ugni sempre, e tieni sderto il vicinato a sono di chiacchiere e di buffonate.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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