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      Il coco a quella sentenzia si buttò in ginocchioni e con le lagrime agli occhi giurava che era innocente; sicché a quella vista il Re si sentiede intenerire, e il coco preso un po' d'animo disse:
      - Senta, Maestà. Qui c'è dicerto qualcuno che mi vole male, e questi dispetti me li fa a posta per mettermi in disgrazia: perché bisogna che lei sappia che delle pietanze me ne sono anco sparite; ma come, nun lo so. Ma lei ordini un altro desinare, e se nun iscopro il birbone malestroso, allora sono contento che mi si tagli la testa in piazza.
      Gli garbò la proposta al Re, e anzi lui pure volse rimpiattarsi in nella cucina per vedere chi c'entrava di niscosto a sciupinare i piatti della mensa reale.
      Ed eccoti il coco acciaccinato attorno al focolare; il Re s'era gufo infrattanto dientro a un armadio.
      Il coco, dopo un mumento, fece le viste di dilontanarsi dalla cucina, e Giovanna che steva in sull'intese, subbito sguisciò giù dalla solita finestrella a [31] commettere i su' malestri: ma in nel mentre che lei risaliva per rinentrare in cammera, il Re sbuca fori d'un tratto dal niscondiglio e l'acchiappa per una gamba.
      - Ti ci ho agguanto! - scrama. - Dunque, la ladra e la salatora eri te? Ma ora ti pago a conto pari.
      Giovanna insenza punto isgomentarsi gli arrispose:
      - Maestà, lei sbaglia. I' nun sono una ladra, ché, grazia a Dio, a me nun mi manca nulla. Quello che i' ho fatto, i' l'ho fatto per una burla al coco, per metterlo in dispero, e perché Sua Maestà s'arrabbiasse del disappunto a mensa.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





Maestà Giovanna Dio Sua Maestà