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      Lui pure la sera se n'andiede a letto con la Principessa, ma si finse stracco e dormì sur una sponda insenza toccare la sposa, e poi la mattina di levata aperse la finestra, vedde la selva e disse:
      - I' ci vo' ire a caccia.
      Figuratevi se la Principessa a quel proposito si disperò! Scrama:
      - Ma dunque, proprio ti garba d'andare in perdizione? Decco il gran bene, e tu vo' farmi morire dalla paura e dall'ascherezza.
      Il terzogenito però, che aveva in core di vedere se i su' fratelli si potevano ritrovare, non gli diede retta, e partì col cane e le su' armi in nelle mane.
      Quando il terzogenito fu nella selva tirò delle stioppettate e ammazzò dimolti uccelli; ma tutto a un tratto si leva il solito temporale, sicché molle gli conviense rifugiarsi nella grotta, addove guardate ben bene le statue ci ricognobbe subbito anco i su' due fratelli. Dice allora intra di sé:
      - Qui c'è dicerto qualche inganno; dunque, starò con gli occhi aperti.
      Intanto accese il foco per rasciugarsi e per cocere la caccia, e di lì a un po' deccoti apparisce la vecchina, che con de' daddoli gli addomandò che la lassasse riscaldarsi; ma il giovane gli diede un'occhiataccia di traverso e con mal garbo gli disse:
      - Fatti in là, brutta strega, accanto a me non ti ci voglio.
      La vecchiarella parse scombussolata a quell'accoglienza; frignando arrispose:
      - Oh! che vo' nun avete punta carità del prossimo? Eppure i' ho da offerirvi come cenar meglio; del sale [71] per gli uccelli arrosto, del pane per il cane, e di più anco della sugna per ugner l'armi, ché non arrugginiscano.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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