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      In nel ritorno alla città reale tutti in un branco que' libberati dall'incanto parlavano intra di loro, e i tre fratelli si raccontorno quel che gli era accaduto; ma il primogenito quando sentì che gli altri fratelli avevano dormito con la Principessa su' moglie, s'adirò forte per la gelosia, e cieco di rabbia sfodera la scimitarra e ammazza que' du' sciaurati.
      A male brighe però commesso il delitto scellerato, gli nascette un gran rimorso nel core, si buttò su' corpi inanimiti, diede in disperazioni e si voleva a ugni mo' segar la gola, abbeneché glielo impedissano a forza tutti quegli altri signori. Rivienuto in sé, il primogenito si rammentò allora del vaso d'unguento preso alla [72] vecchiarella, e gli viense in capo di provarlo co' su' fratelli; sicché gli ugnette le ferite, e miracolo! eccoteli che s'arrizzano in piedi rinsanichiti e vispoli, come se non fusse stato nulla.
      Pieno di grand'allegrezza il primogenito chiese perdono del su' malestro a' fratelli e loro gliel'accordorno, e gli dissano che lui sbagliava, perché la Principessa non l'avevan tocca nemmanco con un dito; poi seguitorno a camminare, finché giunsano alla presenzia del Re.
      Feste e baldorie ne fecian tante, che troppo ci abbisognerebbe a raccontarle; le campane sonorno alla distesa, che pareva un nabisso; il primogenito si riunì per sempre con la Principessa e il Re trovò delle signore per mogli al secondo e al terzogenito, e gli nominò impiegati della Corte con dimolti quattrini e con de' poderi al loro comando.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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