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      Ferdinando va diviato alla porta e picchia, e deccoti a aprire dua bellissime ragazze; anzi, al chiasso ne corsano dell'altre, sicché arrivorno per insino a quaranta.
      - Ben vienuto! ben vienuto! Nentra, nentra, che c'è da rinfrescarsi.
      A quell'accoglienza Ferdinando rimase quasimente ringrullito, e gli pareva propio d'essere in un mondo novo. Va dunque assieme con le ragazze e loro lo menano in sala, e lì gli portano sorbetti e biscottini, e robbe bone da mangiare e da bere, e un mazzo di sigari per fummare a su' piacimento; e tutte lo servivano a un modo, che era una festa. Satollato che lui fu e riavuto, le ragazze condussan Ferdinando al passeggio in ne' giardini, e quando poi viense la notte ritornorno a casa in branco, ché la cena si trovava imbandita, con vini d'ugni qualità e nun ci mancava nulla.
      A una cert'ora disse quella che pareva la caporiona:
      - Gli è tempo d'andare a letto. Qui delle cirimonie nun se ne fanno, Ferdinando. Se tu vo', sciegliti pure quala più ti garba di noialtre e menala a dormire con teco.
      Ferdinando nun intese a sordo; stese la mana a quella che lui aveva più vicina e la portò 'n camera; e, a farla corta, in quaranta notti dormì con tutte e quaranta le ragazze, e se mai se la godiede in quel tempo, i' nun starò nemmanco a raccontarlo.
      Vienuto il quarantesimo giorno, doppo culizione, disse la caporiona:
      - Ferdinando, no' s'ha per uso di fare tutt'assieme e da noi sole un viaggio di cento giorni ugni quarantina; [79] sicché no' ti si lassa padrone spotico del palazzo, e bada di guardarcelo bene insino a tanto che si torna.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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