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      Dice la voce:
      - Se tu acconsenti di sposar me, Antonio, il regalo più bello e più raro e' ci sarà per il Re, e tu avra' anco 'l regno.
      Arrispose Antonio:
      - Io per me nun ci fo difficoltà. I' vi sposo quando vo' volete.
      - Bene! - dice la voce. - Domani a giorno tu troverai sul cassettone delle lettere; pigliale e 'n sulla porta del palazzo dàlle a chi sta a aspettarle.
      Antonio si leva la mattina e delle lettere sul cassettone ce n'era un catafascio. Lui le piglia e va giù, e alla porta deccoti Dio sa quante ma' scimmie; le consegna a loro le lettere e loro le portano al babbo d'Antonio, perché la soprascritta diceva a quel mo', e dientro si faceva assapere al Re addove fusse 'l su' figliolo, che di salute nun aveva mancamento, e che lui cercava moglie. Quelle scimmie restorno alloggiate in nella città reale.
      La notte doppo, in quel mentre che Antonio dormiva, la solita voce lo sveglia:
      - Antonio, sie' tu sempre del medesimo sentimento?
      E lui:
      - Ma sicuro ch'i' sono.
      - Bene! - dice la voce. - Domani tu manderai al babbo anco quest'altre lettere.
      E la mattina Antonio pigliò quel mucchio di lettere e le diede alle scimmie, che le portorno diviato al Re, con le bone nove del su' figliolo; e anco queste scimmie rimasano a alloggio in nella città reale.
      Il Re però a quello spettacolo badava a dire:
      - Oh! che farò io di tutte queste bestie? Orora e' m'han pienato la città.
      [84] Poi nun sapeva che almanaccarsi, perché dientro alle lettere c'era scritto che Antonio la sposa l'aveva trovata con il regalo più bello e più raro di tatto 'l mondo.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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