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      Quando fu il tempo del riposo, il figliolo del Re gli andette a siedersi con la su' dama accanto, e lì a discorrergli serrato, e che lui gli voleva tanto bene, e gli facessi la grazia di appalesargli almanco da che paese vieniva.
      Lei disse:
      - Oh! questo sì. Il paese d'addove i' viengo si chiama Batti-molle-in-su'-piedi.
      A quella risposta il figliolo [93] del Re acchinò il capo tra le mane e scramava:
      - Voi, si vede propio che mi volete morto a ugni modo, ché non vi garba accontentarmi, siccome vo' fate.
      Ma quando lui rialzò il capo la dama era sparita, e nun si potiede sapere da che parte se ne fusse andata.
      Lui però in quel mentre che ballavano gli aveva regalo il su' ritratto, in piccolo, accosì dipinto in una medaglina da tienersi al collo.
      Il figliolo del Re, insomma, da quella sera s'ammalò a bono e nun mangiava più, e nun dormiva più, perché sempre pensava a quella dama, ché se n'era 'nnamorato e nun sapeva come fare a rivederla e addove mandare a cercarla. Si barbò a letto e chiamorno tutti i medici del regno; ma loro dicevano:
      - Nun c'è medicina per guarirlo. 'Gli è un male di malinconia e nun ci si trova rimedio.
      Una mattina il figliolo del Re chiama la su' mamma e gli dice:
      - Mamma, m'è vienuta una voglia.
      Dice la Regina:
      - Parla, caro figliolo, si farà di tutto, perché tu sia contento e consolato, e tu guarisca da questo male.
      Dice lui:
      - I' voglio una zuppettina con dell'erbe e me l'ha da fare Zuccaccia.
      Scrama la madre:
      - Oh! che vo' che ti faccia di bono quella sguattera, sempre sudicia, lì per l'acquaio e per la stalla?


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





Batti-molle-in-su Regina Zuccaccia