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      - Tant'è, mamma, - gli arreplica lui: - se mi volete bene, comandate questa minestra a Zuccaccia. I' la piglierò com'è.
      La madre dunque scese in cucina e trovò Zuccaccia che lavava i piatti. Dice:
      - Zuccaccia, ripulisciti un po' e bada di fere una zuppettina così e accosì al mi' figliolo, e che sia fatta con le tu' propie mane. Ma sta' attenta che nun ti ci caschino delle porcherie.
      Dice Zuccaccia:
      - Farò l'ubbidienza, nun dubiti, ma com'i' so.
      Quando la Regina fu andata via, Zuccaccia si mettiede un grembio di bucato e serrò a chiave l'uscio di cucina, e poi fece la zuppettina con gli erbi e dientro ci niscose lo spillo d'oro che gli aveva dato il figliolo del Re alla prima festa da ballo, e per un servitore gliela mandò su in cammera.
      Il figliolo del Re cominciò a mangiarla e nel rimiscolare, deccoti trova lo spillo d'oro e subbito lo ricognosce per il suo. Nun si potiede frattienere da un urlo.
      Dice la Regina mezzo 'mpaurita:
      - Tu ci ha pésco qualche porcherìa! Se te l'avevo detto.
      Dice lui:
      [94] - Che, che! 'Gli è che la zuppa mi garba dimolto. Fategliene fare un'altra compagna a Zuccaccia, ché questa m'ha messo appetito.
      A nun andar tanto per le lunghe, vo' dovete sapere, che in nella medesima mattina Zuccaccia mandò su al figliolo del Re altre du' zuppettine con gli erbi, e dientro a ognuna ci tuffò niscosti l'anellino e il ritratto, che lui gli diede nelle feste da ballo insenza cognoscerla.
      A quella vista il figliolo del Re si rizza allora d'un salto, ché del male nun se ne sentiva più addosso, e diviato scende da Zuccaccia, e lì, faccia a faccia solo con lei, dice:


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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