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      E il ricordo è questo: Che tu serbi sempre a ugni patto il tu' onore e la tu' reputazione di ragazza di garbo. Quando tu ti vegga in pericolo, piuttosto scappa in mezzo a una foresta o rinserrati in un convento.
      Doppo poch'ore che 'gli ebbe parlato accosì, il babbo di Bell'-e-fatta se n'andiede al Creatore.
      Passorno più mesi e deccoti a un tratto s'ammala pur anco la mamma di Bell'-e-fatta e viene in fin di vita. Chiama subbito al capezzale la figliola e gli dice:
      - Senti, i' nun ho da lassarti altra eredità che quella di tu' padre bon'anima. Il ricordo che ti diede lui, i' te lo dò e te lo rammento io pure. Dunque, si' savia e avvisata, ché male nun te ne vierrà.
      Poi more la donna e Bell'-e-fatta rimane solingola e abbandonata in casa, insenza babbo né mamma.
      Bell'-e-fatta a quel mo' sola s'accanava a lavorar di nastri al telaio per guadagnarsi il pane; ma nun poteva sortir fora, che nun gli andessan rieto i giovanotti, e con una scusa o con un'altra gli vienivano pure in casa a fargli visita. Sicché dunque Bell'-e-fatta era tutta sgomenta per serbare la su' reputazione e il su' onore, e delibberò di vendere quella po' di robba che aveva e poi scapparsene zitta zitta, e andarsi a serrare in un convento.
      E fece accosì: e una mattina di levata, quand'ebbe ammannito il fagotto de' panni, se n'andette fora del paese a cercare un ritiro. Camminò un bel pezzo a caso, e alla sera si ritrovò framezzo a un bosco, che non c'era via né sentieri, e finì con ismarrirsi; sicché con quella notte buia, tutta spersa, Bell'-e-fatta si buttò a diacere dientro a un cespuglio per aspettare il sole, e stracca com'era ci s'addormì addirittura.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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