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      Lui, a mala pena che 'gli ebbe salutato la Regina, disse:
      - Addov'è la mi' sposa?
      Dice la Regina:
      - Sappia, Maestà, che 'n questo paese c'è un uso, che nun si pole 'ntralasciare. Lei potrà vederla la sposa, ma per ora nun gli è permesso di parlargli.
      Arrispose il Re a quella nova:
      - L'uso, a parlar libbero, mi pare un po' strambo; ma se c'è, bisognerà bene che mi ci sottometta.
      [100] Il giorno doppo dunque tutti gli erano radunati in nella sala del trono, e a un comando della Regina, decco che passa Bell'-e-fatta in mezzo a dodici damigelle di Corte, vestite alla reale. Lei fa un inchino al Re e poi va via col séguito.
      Dice il Re fra di sé medesimo:
      - Eppure, s'i' non fussi sicuro di aver lasciata Bell'-e-fatta al mi' palazzo, dire' quasi che 'gli è lei. È vero però che la figliola della Regina nun ce l'ha il neo in sulla mana.
      Ora bisogna sapere che la Regina gli aveva fatto mettere a Bell'-e-fatta de' guanti carnicini, che erano del colore della su' pelle, e il neo per questo nun gli si vedeva.
      Quand'ebbano fissato ugni cosa e che lo sposalizio si farebbe tra un mese, il Re ritornò al su' logo; ma di già v'era arriva Bell'-e-fatta, e il vecchio Ambasciatore l'aveva rimessa in nelle propie mane della matrona.
      Dunque il Re scese a trovarla e gli disse:
      - Sai? Il matrimonio è bell'e concluso, e tra un mese vo a pigliar la sposa. Tu vedessi, come la ti somiglia! Preparati a star meglio, ché tu sara' la prima cammeriera della Regina. Povera Bell'-e-fatta! Che Strolaghi? Te lo dicevo io:
     
      La coperta tu desti,


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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