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      Ma lassamo lì queste du' donne a battibeccarsi 'ntra di loro e veniamo al Re.
      A mala pena il Re fu al su' palazzo, subbito scese a far visita a Bell'-e-fatta.
      - Come va?
      - A me, bene, - gli arrispose Bell'-e-fatta. - Oh! a lei? E la sposa indov'è? Nun mi ci presenta, perch'i' possa nescire da questo rinchiuso?
      Dice il Re:
      - Che vòi? Ci vole un po' di pacienza in nelle cose. È intravenuto che la mamma pietosa nun l'ha volsuta lassare partire in nel mumento la sposa, e tornerò a pigliarla tra un mese.
      Ma passa un mese, ne passa dua, e la sposa il Re nun andeva a ricercarla, e Bell'-e-fatta gliene domandava sempre al Re; e lui, ora con una scusa, ora con un'altra, gli arrispondeva:
      - Eh! c'è tempo. Vierrà, nun dubitare.
      Doppo tre o quattro mesi un giorno al Re gli parse che Bell'-e-fatta avessi perduto il su' colore, sicché gli disse:
      - Bell'-e-fatta, che ti senti male? Che forse nun ci sta' bene qui a terreno? Se ti garba, ti metto in un quartieri più arioso, [104] su in cima al palazzo.
      Arrispose lei:
      - Che! Maestà, i' nun ho nulla, nun ho bisogno di nulla.
      Ma pure tutti i mesi Bell'-e-fatta mutava di viso, e la matrona raccontò che la ragazza nun mangiava più con appetito.
      Allora il Re gli disse a Bell'-e-fatta:
      - Senti, te nun sta' bene dicerto, e però ti mando il dottore oggi a visitarti; - e 'nsenza che aspettassi la risposta, dà ordine che il medico della Corte vadia a vedere Bell'-e-fatta.
      Entra dunque il medico e comincia a interrogare Bell'-e-fatta, com'è uso de' dottori; poi la visita, gli tasta il polso:


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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