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      Una mattina che la Mora attigneva l'acqua dal pozzo, alla finestra di sopra ci steva affacciata la sposa del Principe; ma la Mora nun se n'era addata. La Mora guarda 'n fondo al pozzo, vede la figura della sposa, e lei però si credé che fussi la su' propia, e scrama:
      - Oh! com'i' son bella! Che viso, che gote latte e sangue, che mane i' ho io! E tutti dicono ch'i' son brutta? Già, 'gli è l'astio.
      In nel sentire quelle vantazioni redicole la sposa del Principe cominciò a ridere forte, e la Mora a quel riso s'arrivolse 'n su e s'avvedde del su' inganno; sicché la prese la rabbia e biascicò 'ntra di sé:
      - Sguaiataccia 'gnorante! Tu me l'ha a pagar caro la tu' canzonatura.
      Subbito salisce 'n cammera e dice alla ragazza:
      - Signora sposa, 'gli è ora di pettinarsi.
      Arrisponde lei:
      - Ma s'i' nun n'ho punto bisogno. Nun vi state a 'ncomodare.
      - Tant'è, - dice la Mora.
      - Il Principe m'ha ordinato ch'i' la tienga a modo, e però bisogna bene ch'i' la pettini.
      La sposa dunque per accontentarla si mettiede a siedere, e la Mora comincia a far le viste di sciorgli i capelli; ma tutt'a un tratto, tira fora uno spillo fatato e lo ficca tutto dientro al cervello della sposa, che subbito si trasficura in tortola e vola via dalla finestra.
      Passati più giorni, deccoti una mattina il Principe con un gran séguito di carrozze, di guardie e di dame a ripigliare la sposa.
      Chiama l'oste e gli dice:
      - Addov'è la ragazza?
      Arrisponde l'Oste:
      - Ma! dev'esser su. Lei la consegnò alla mi' figliola e bisogna ridomandarla a lei.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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