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      Il Principe sale in cammera e c'era la Mora a aspettarlo. Gli dice lui:
      - La mi' sposa!
      E quella insenza scomporsi:
      - Deccomi, i' son io.
      A quelle parole gli pareva di sognare al Principe, e si mettiede a far del chiasso; ma 'nsomma la Mora gliene diede a intender tante, che lui finì con credere propio che la Mora fussi la su' sposa, a quel mo' imbruttita dal troppo star serrata a aspettarlo; e siccome era la su' sposa oramai, bisognò bene che se la portassi con seco al palazzo: la fece salire però in nella prima carrozza tutta chiusa e poi in un quartieri niscosto, e nun volse che la vedessi nimo.
      [118] Accosì passorno diversi mesi, e la Mora, diventata moglie del Principe con quel tradimento, fu scoperta gravida.
      In quel mentre al giardinieri reale gli era però intravvienuto per più giorni, che stando in nel giardino, ugni volta che toccava i limoni, lui si sentiva chiamare, e domandava:
      - Chi è? Chi mi vole? - e finalmente s'accorge che una tortola gli parlava da un albero.
      Dice la tortola:
      - Che fa il Re con la su' Mora?
      E il giardinieri:
      - Si sazia e s'innamora.
      E quella:
      - E io, poerina, svolazzo.
      Il giardinieri corse a raccontare questa maraviglia al Principe, e anco lui andiede con tutta la Corte e su' padre e su' madre a vederla, e quando tocco i limoni, la tortola gli fece i medesimi discorsi. Allora, a forza di briciole di pane, gli rinescì al Principe che la tortola gli vieniss'in sulle spalle, e la portorno al palazzo e la tienevano lì sempre addosso a minuzzini, siccome un uccello raro dimolto.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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