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      Quando la Mora vedde la tortola, lei si sentiede tutta rimiscolare, e cominciò a dire che aveva male, che l'appetito gli era ito via, e volse che la mettessano a letto, e lì steva come se fusse 'n fin di vita; e i medici dicevano, che la malattia gli vieniva dalla gravidanza, e che bisognava trovare qualche cosa che gli garbassi per mangiarla.
      Dice la Mora:
      - Nun c'è altro che quella tortola arrosto. Me n'è vienuta la voglia, e se nun me la danno, i' morirò dicerto assieme con la creatura.
      Alla Corte questo gli pareva un capriccio, e nun gli volevano dar retta alla Mora; ma il Principe disse:
      - Si tratta della mi' moglie, sapete, e della mi' creatura. Per una tortola poi nun vo' mica che caschin morti tutt'e dua.
      E fu dato ordine di ammazzar la tortola e cucinarla arrosto.
      Appunto la tortola l'aveva in quel mentre la Regina in nella su' cammera e la tieneva 'n sulle ginocchia, e badava a dire:
      - Poera tortolina! Tu sie' pur male capitata! Dunque i' t'ho a perdere e ti mangeranno arrosto?
      E infrattanto la lisciava con le mane. Nel lisciarla a un tratto la Regina sente che la tortola ha un bernoccolino in sulla cucuzzola del capo: raspa con le dita, tira e cava fora uno spillo, e a malapena nuscito, la tortola ridiventa quel che 'gli era prima, la sposa del Principe.
      La Regina, a quella vista, da prima s'impaurì; ma poi la ragazza [119] cominciò a raccontargli chi lei era, e perché lei si trovassi a quel modo trasficurita in una tortola. La Regina allora manda a chiamare diviato il su' figliolo, che a rivedere la su' legittima sposa fu quasimente per cascare m terra svienuto dalla consolazione, e si scoperse accosì tutto 'l tradimento della Mora.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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