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      Il mercante andeva là là soprappensieri, nun badando al cavallo, sicché tutt'a un tratto s'accorgette di avere smarrito la strada e si trovò a buio in mezzo a un bosco, e più che cercava di nuscirne, più s'imbrogliava tra le piante.
      A forza di girare, mezzo disperato, il mercante arriva a un giardino e in fondo ci vede un gran palazzo tutto pieno di lumi. Il mercante pensò allora d'andare al palazzo per domandare in che logo mai lui si ritrovava, sicché scese in sul piazzale, addove nun c'era anima viva. Va dunque al portone, monta le scale e entra in una gran sala; ma il palazzo pareva proprio disabitato. In quel deserto steva lì il mercante, nun sapendo quel che si fare; quando da un uscio vedde che in salotto c'era una tavola 'mbandita, e siccome 'gli aveva dimolta fame, l'odore delle pietanze lo tirò, e si mettiede a siedere e principiò a mangiare con dimolto appetito. E davvero che c'eran le maraviglie in quel palazzo, perché al mercante gli levorno i piatti voti e gliene devan subbito de' pieni, ma pure nun si vedeva chi facessi 'l servizio; e doppo che 'gli ebbe mangiato per bene a su' volontà, il mercante cercò una cammera per dormire, e quando l'ebbe trova, che gli fu facile, si spogliò tutto e buttatosi dientro al letto, s'addormì in nel mumento come un ghiro.
      [130] Vienuta poi la mattina, a mala pena sveglio, disse il mercante tra di sé:
      - 'Gli è ora d'andarsene e vedere com'i' posso ritrovar la mi' casa.
      Detto fatto, s'alza e scende 'n giardino a prendere il cavallo, e trova che gliel'avevan messo in nella stalla e custodito e strigliato, ma propio a garbo.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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