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      All'ora di desinare il Mago nun comparse, e la Bellindia steva soprappensieri, e lo cercava dappertutto, e badava a chiamarlo; ma nissuno gli rispondeva.
      A cena però il Mago ci viense, e in nel viso gli si vedeva che lui aveva patito.
      Dice:
      - Sappi, Bellindia, ch'i' sono stato male e quasimente per morire; e se tu' ndugiavi un altro po', tu m'averesti dicerto trovo morto. Oh! che nun mi vo' più bene?
      - Sì, che ve ne voglio, - arrispose lei.
      - E mi sposeresti? - addimandò il Mago.
      - Oh! questo poi no! - disse la Bellindia.
      Passorno altri du' mesi, e decco un'altra lettera del babbo della Bellindia, che l'avvisava che era sposa anco quell'altra su' sorella e la 'nvitava alle feste.
      Questa volta pure la Bellindia ottenne dal Mago i soliti permessi, e lui gli diede l'anello con la pietra, e gli disse che badassi bene d'essere puntuale al ritorno, se lei voleva trovarlo vivo.
      Il fatto sta che la Bellindia il giorno doppo si ritrovò a casa del su' babbo con un baule pieno di regali per la sorella sposa; e quando la veddano le sorelle gli andorno 'ncontro alla Bellindia, ma con un risino finto, perché l'astio le divorava, e la sorella maggiore era anco più dispettosa e arrabbiata, perché il su' marito legnaiolo la bastonava tutti i santi giorni per i su' mali portamenti.
      La Bellindia raccontò alle sorelle quel che gli era intravvienuto per essersi trattienuta troppo quell'altra volta, e disse che questa voleva in ugni mo' arritornare presto al palazzo per rivedere il su' Mago, che la trattava tanto bene.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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