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      - No, e per dimolte ragioni i' voglio che s'andìa a pigliar la ragazza prima del nostro matrimonio. E le ragioni deccole qua: che lei è malata, e noi nun si deve fare allegrie: che lei ha da sapere di questo sposalizio e sentire se è contenta, e caso che no, bisogna persuaderla con le bone a nun ci nimicare: che se nun si va a vederla mentre lei è malata e si conclude l'affare tra di noi accosì in fretta, la gente del mondo averà di che sparlar di noi a bona giustizia e perderemo la pace e la riputazione. E poi delle ragioni ce ne sarebbano anco dell'altre; ma queste che qui mi par che bastano.
      La Bella Giuditta in ugni mo' nun restò punto persuasa e le gelosia la divorava, sicché la cominciò a piagnere e disperarsi, e scramava:
      - Ohimmè! caro Ruberto. I' credevo d'avermi a gòdere subbito le vostre bellezze e stinguere le fiamme del mi' core nelle vostre braccia, e vo' volete 'nvece trandugiare a farmi contenta, e vi garba ch'i' passi i mi' giorni nelle pene d'amore. Nun è mica in pericolo di morte la mi' figliola, e nun c'è nulla di male a vederla doppo che noi siemo bell'e sposati. Lei, state pur sicuro, 'gli è sempre contenta del mi' operato.
      Ma nun ci fu versi di smoverlo Ruberto dal su' pensieri, e furno tutti inutili i pianti e i rammarichi della Bella Giuditta; sicché bisognò che si piegassi a andar con lui a Genova insenza più indugio.
      Dunque, arrivati che furno a Genova, andorno subbito a trovar la Maria per annunziargli il matrimonio di su' madre con Ruberto, e che lei doveva vienirsene a casa a stare con loro.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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