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      A male brighe che l'orsa fu vicina subbito Alessandro gli diede l'assalto; ma la bestia fece l'atto di scansarlo e s'avviò in verso il fiume; siccome però Alessandro gli era dirieto per tirargli un colpo, l'orsa, che lo sentiva tanto arrabbiato contro di lei, si arrivoltò infurita e con una granfiata sdrucì tutta una coscia del cavallo d'Alessandro, e poi, in quel mentre che lui era rimaso mezzo sbalordito e col cavallo che nun camminava più, l'orsa s'attuffò nel fiume, passò di là e da quell'altra sponda pareva al solito che 'nvitasse Alessandro a seguitarla.
      Corsano al rumore tutti i cacciatori e Alessandro prese un cavallo fresco, e insenza paura traversò pur lui l'acqua per corrire in sulla pesta dell'orsa, che non lo stiede a aspettare, ma principiò a fuggirsene 'nnanzi, ugni po' rivoltandosi, quasimente per cognoscere se Alessandro sempre gli vieniva alle costole.
      Insomma, corri corri con quella furia, trapassorno di molti poggetti e valloni in quel brutto deserto, sino a che, quand'era sera ormai, gli arrivorno a un colle con un macchione all'intorno, che ci volse del bello a nuscirne, tant'era fitto e intrigato.
      Lì era il posto addove abitava la Maria co' su' figlioli, già divienuti grandicelli, e la Maria, sentuto l'insolito calpestìo e le voci umane e il mugghio della bestia, sortì fora della casetta per vedere chi ma' fussi capitato in quel deserto, perché da un par d'anni che lei ci steva, un'anima cristiana nun ci avea fatto dimora.
      Genti mia! quando la Maria confisse gli occhi addosso a quel cavaglieri 'n arme, [161] che gli addimandò: "Donna! che vita menate voi qui tutta solingola?


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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