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      Viense il giorno del parto e la donna parturì una bambina grassa, co' capelli biondi, ch'era propio una gran bellezza a vederla con quegli occhini aperti e luccichenti.
      Deccoti, picchiano all'uscio.
      - Chi è?
      - Aprite, i' son l'Orco. Che ve ne siete scordi de' patti?
      Ficuratevi lo sgomento di que' du' genitori disperati! Ma l'Orco duro! Tira fora un segolo arrotato, poi agguanta la bambina per un piedi, dà quell'altro alla su' donna e poi alza 'l braccio col ferro per isquartare nel mezzo la creatura.
      A quella vista la mamma nun si poliede tienere; salta giù dal letto e si butta 'n ginocchione, e principia a urlare e piagnere come un'anima dannata:
      - Nun me la squartate! nun me la squartate! Piuttosto pigliatevela tutta, ché almanco nun la vedrò guasta accosì.
      Dice l'Orco:
      - I' accetto, la piglierò tutta per me; ma ora subbito no. I' ve la lasso a custodire e, anzi, vi pagherò tutti i mesi per l'incomido: poi, quando la bambina sarà grande, la menerò [169] con meco, e ci vo' fare una pietanza ghiotta. Dunque, addio e siamo 'ntesi. Arrivedersi.
      L'Orco e la su' donna tornorno a casa e mantiensano la parola, perché tutti i mesi mandavano a' genitori della bambina una bella somma di quattrini, e robbe di vestuario, e cose bone e trascelte per mangiare.
      Ma quando la bambina ebbe cinq'anni, l'Orco viense a prenderla e fu tutto inutile, ché la volse con seco in ugni mo'; e quando l'ebbe porta a casa sua, la rinchiuse in una stanza dientro una torre, addove nun c'era per montarci su punte scale, e poi disse alla Catèra:


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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