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      Dunque fa' le cose a modo, perch'i' torno via, e bisogna ch'i' stia fora de' giorni. Addio, addio.
      E se ne va per istar fora del tempo a fare i su' 'nteressi.
      Doppo tre o quattro mattine, deccoti che riviene la Catèra:
      - Prezzemolina, Prezzemolina! butta giù le trecce e tira su tu' madre.
      Ma la Prezzemolina, prima di tirarla su, fece diventare un porcellino il figliolo del Re.
      Dice la Catèra:
      - Oh! che bel porcellino! Chi te l'ha egli dato quest'animale?
      - La vostra bacchetta, - arrispose la Prezzemolina.
      - Oh! che nun ve n'arricordate de' vostri 'nsegnamenti? I' lo tiengo qui per mi' compagnia, per non istar solingola quando vo' nun ci siete.
      Dice la Catèra:
      - Brava, la mi' bambina! Portati sempre bene accosì, sai. Ma bisogna ch'i' ti lassi, perché nun l'ho anco finite fora le mi' faccende. Addio, addio.
      E se ne va fora a fare i su' 'nteressi.
      [171] Quando poi la Catèra fu andata via, la Prezzemolina fece ritornare omo il porcellino e fissorno tra di loro di scappare assieme; ma la Prezzemolina avea paura che gli facessan la spia gli arnesi della cammera, perché erano tutti fatati, e lei però si mettiede in capo d'abbonirgli. Subbito disse alla bacchetta:
      - Voglio una bella caldaia piena di maccheroni; - e quando i maccheroni apparirne in nella stanza, la Prezzemolina ne diede una romaiolata a ugni cosa: una romaiolata al letto, una alle seggiole, una allo specchio, insomma, a tutto; ma della cassetta della spazzatura lei se ne scordò.
      Doppo, presa la meglio robba, la Prezzemolina e il giovanotto si calorno dalla finestra e via a gambe a traverso i campi.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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