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      Dice lui:
      - Un boccon di pane e da dormire; anco sal balco 'gli è la medesima.
      Dice la donna:
      - Magari! Ma com'accade che te giri solo con coresto cane e tanto giovane? Oh! che il babbo e la mamma t'èn morti?
      Allora Menichino gli arraccontò a quella donna tutta la su' vita per insino a lì, e quella donna, che era una birbona, n'ebbe aschero nel sentire che Menichino avea la protezione [180] della Fata per trovar la su' sorte, sicché delibberò d'ammazzarlo col veleno e rubbargli 'l cane.
      Dice:
      - Bada! Il mi' omo 'gli è fora e lui nun so se è contento ch'i' alberghi de' forastieri, e però sarà meglio che te vadia nel bosco a dormire dientro la capanna. Ma prima aspetta ch'i' ti faccia un bel cofaccino a mi' modo, e con quello la fame tu te la cavi per un bel pezzo.
      E difatto la donna si mettiede a opera con la pasta e accomidò un cofaccino grande con della robba, che lei disse si chiamava pizzio, bona per dargli un sapore delicato, ma che 'n verità nun era altro che veleno; e quando il cofaccino fu cotto, lei lo porge a Menichino, perché l'andess'a mangiarselo nella capanna.
      Menichino dunque ringraziò la donna e s'arrivolse 'n verso il bosco, addove a mala pena che fu arrivo sbreccò il cofaccino e ne buttò un cantuccio al cane.
      Ma il cane, subbito che l'ebbe 'ngollo, giù, ruzzola a gambe all'eria per le terre, e lì a tessere co' piedi, e da ultimo si distese quant'era lungo e moritte.
      In nel vedere questo brutto successo Menichino stiede lì mezzo sbalordito; poi tutt'a un tratto però si riscotette e scramò:


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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