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      Si pole dire che la contentezza doveva consolare per sempre la famiglia di Menichino, se la contentezza si trova pure 'n questo mondo.
      Difatto c'era 'l fratello di Menichino, che l'aschero lo rodeva dalla mattina alla sera. Lui nun si poteva dar pace di vedere Menichino tanto affortunato, e lui, che era il cucco di su' padre, messo in un canto e mantienuto da Menichino: gli pareva un vilume questa su' vita quasimente di sottoposto e con nulla di suo, e che il più piccino fuss'il padrone spotico in nella casa. In ugni mo', nun s'ardiva di palesarlo all'aperto questo su' animo cattivo, e fingeva un gran bene al su' fratello, e d'ubbidirlo ne' su' comandi; ma di niscosto cercava sempre di scoprire d'addove vieniva la gran ricchezza di Menichino, con che mezzi lui otteneva tutte le su' brame, e che ci fusse qualche 'ncanto gli nascette in nel pensieri. Con quest'idea spesso si metteva al buio a spiare dal buco della chiave la cammera di Menichino quando lui c'era dientro, e vedde pur troppo che Menichino almanaccava e ragionava con quella verga regalatagli dal Mago in sulla Montagna del Fiore; sicché delibberò di portargliela via a ugni patto e accosì servirsene lui, e Menichino raddurlo a poero come prima.
      Un giorno dunque che Menichino se n'andiede a far delle visite e aveva lasso per ismemorataggine la su' cammera aperta e la verga fatata dientro 'l cassettone, il su' fratello insenza tanti discorsi gli rubbò alla svelta la verga, e corse subbito doppo nel su' appartamento per provarne la virtù: [187] ma fu tutto inutile, perchè la verga nelle su' mane nun contava più nulla.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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