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      Addio palazzo, addio cavalli, addio tutto! ugni cosa sparito insenza rimedio e la famiglia del mercante più poera e strucia di prima.
      Se n'accorgette subbito Menichino della disgrazia, perché pur lui rimanette a un tratto nudo e bruco, sparito lo stioppo, spariti i cani, e dal dispiacere cascò per le terre come morto. Ma fu inutile il piangere: la colpa 'gli era sua e lo striderci su era 'nvano; sicché doppo un bel pezzetto risolvé di nun ci tornare a Milano, e piuttosto avviarsi 'n verso la Spagna per campar lì con quella pensione di mille lire all'anno assegnatagli dal Re.
      Dunque con questo pensieri lui s'arrizza, e bandellon bandolloni principia il su' viaggio, e ugni po' po' sospirava la bella sorte persa per la su' buerìa. Troppo tardi, poer'allocco!
      Cammina cammina, Menichino quando fu al passo d'un fiume ci riscontrò un omo, che alla vista pareva un mercante di bestie. Come 'gli accade in simili circostanzie tra viaggiatori, dapprima si salutorno, poi assieme scesano nella barca per traversar l'acqua, e alla fine seguitando la strada si fecian delle domande uno con l'altro e dientro un'ora ognuno cognosceva per l'appieno tutti i casi del compagno.
      Quell'omo in nel sentire le disgrazie di Menichino s'intenerì e gli disse:
      - Che v'adatteressi a qualche lavoro?
      Arrisponde Menichino:
      - Nun mi parrebbe vero! 'Gli è quel che cerco nella mi' sciaura, ma purché non sia un lavoro di troppa fatica.
      Dice quell'omo:
      - Vienite a servir me, che nun si tratta con meco d'altro che di menare de' capi di bestiame di qua e di là addove c'c'ènno le richieste.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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