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      Infrattanto il Re lo rodeva ugni sempre una gran passione. Poer'omo! Lui dalla guerra 'gli era torno vincitore, ma a vedere la su' moglie lì murata a piè della scala nun si poteva dar pace, e se nun fussi stato per la su' parola di Re, quasimente e' l'arebbe anco fatta levare le mille volte da quella pena.
      Ma per isvagarsi lui nusciva, si pole dire, ugni giorno la mattina [199] presto e 'gli andeva pe' boschi a caccia; e gira e gira, sicché quando arrivieniva al palazzo 'gli era tanto stracco, che nun si reggeva 'n piedi dallo strapazzo. Insomma, una volta 'gli accadette che lui si smarrì per una macchia e avea propio sperso la via a ritornare in nella città; sicché a notte fatta, per nun essere sbranato dagli animali, abbeneché aessi detto a ugni mumento che per lui 'gli era meglio morire, s'arrampicò 'n vetta a un albero folto con l'idea di aspettar lassù il giorno. Ma in nell'assettarsi per nun cascare e' vedde a un tratto un lumicino lontano lontano, e ripensò che ci doveva essere qualche casa laoni 'n fondo; sicché scende e s'avvìa per quel verso, e tanto camminò, che finalmente viense per l'appunto al palazzo de' su' figlioli. Lui però nun lo sapeva ch'erano i su' figlioli.
      Picchia al portone, e di dientro la ragazza domanda:
      - Chi èn egli a quest'ora?
      - I' sono un Re, e mi son sperso a caccia per la selva. Datemi un po' d'albergo, che ho paura degli animali che mi sbranino.
      Tutti scesano co' lumi e apersano al Re, lo menorno in una cammera dinanzi al foco e lo asciugorno tutto dalle guazze, e poi gli diedano de' panni perché si mutassi; e quando si fu riavuto per bene, lo volsano a cena con loro.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665