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      - Ora i' nun posso stare a aspettare che voi lo votate il barile. I' vierrò per esso stasera, quando i' ho finito le mi' faccende in nella città.
      - Sie sie, d'accordo, e a rivedersi a stasera.
      Ma chi s'è visto s'è visto, e Zufilo ci ha da ritornar anco a ripigliarlo il barile vòto.
      Manfane e Tanfane persano il capo, quando veddano Zufilo che ugni sempre rivieniva dalla città carico di quattrini: astiosi come loro erano, l'invidia se gli mangiava vivi.
      Dunque gli andorno incontro a Zufilo e uno di loro gli domandò:
      - Ohé! D'addove gli ha' te cavi tanti soldi?
      - Guà! - gli arrispose Zufilo. - I' hoe fatto accosì e accosì. I' gli ho uti in sulla cacca mielata. Provatevi anco voi a far come me.
      - Sì sì, che no' si proverà dicerto. S'ha da fare anco più meglio di te.
      E subbito accomodano de' barili di sterco coperto per bene con del miele sopraffino, e il giorno doppo a bruzzolo via! in verso la città.
      - Si vende cacca mielata. Chi la vole? Ohé!
      Ma per su' disgrazia capitano dinanzi alla bottega di quello che avea compro la cacca mielata da Zufilo; lui gli sente e salta fora con un randello infra le mane:
      - Brai Mei! - scrama.
      - Aresti a essere della listessa genìa di quell'altro che mi mettiede 'n mezzo. Ma, per zio! ora me la pagate.
      E picchia ch'i' ti picchio insenza rembolare; nun gli dette nemmanco il tempo d'arrispondere. Tutta la gente corse a quel chiasso, e giù addosso a Manfane e a Tanfane, che propio gli ebban dicatti di mettersi a scappare a più nun posso, e gambe mia nun è vergogna!


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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