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      Figuratevi che pene! E poi quando lei arritornò al palazzo si sentette trattar male dal Re giovane per la mal azione commettuta; e' gli dicea lui:
      - Ahi La figliola d'un Re rubba il pane! Rifinirà 'n galera.
      Il tempo del parto dell'Angiolina in quel mentre s'avvicinava, e pareva propio fatto a posta che il Magnano guadagnassi meno quattrini per sopperire alle spese; ma lui insenza sgomentarsi badava a dirgli:
      - Sa' tu quel che tu ha' da fare? Quando te siei in nelle stanze della Regina, portagli via una bella pezza di cambrì; accosì nun ti mancherà di che farti le camicie, le pezze e le berrette. Scendi anco di niscosto 'n cucina, lì ce lo trovi da mangiare; piglia quel che c'è di meglio in sulla [216] tavola della dispensa.
      E la poera donna per nun nimicarselo il su' marito, rubbava a man salva; ma ugni sempre nel sortire deccoti il Re giovane a fermarla e a frucarla:
      - Ah! Ti gonfian le tasche! O 'n seno che tu ci hai? Brava! Una figliola di Re col mestieri della ladra. Bel mestieri per una figliola di Re! Cambrì, polli, piccioni, polpette! Una bella provvidenza da camparci a ufo per un pezzo!
      Che! l'Angiolina se nun moritte a quelle vergogne fu propio un miracolo. Innunistante la Regina de' rimproveri nun gliene fece mai all'Angiolina, e in iscambio gli addimostrava un gran bene, e anzi la consolava in nelle su' afflizioni.
      Dice lei:
      - Ma che al tu' marito gli vo' te bene dimolto?
      - Altro! Che insennonnó, - arrispondeva l'Angiolina piagnendo, - gli pare, Maestà, che volessi diventar ladra per nulla?


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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