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      E vadia pure addove gli garba, che a su' tempo si ritroverà.
      Il poero Fidati sperso insenza guida piagneva inutile la su' disgrazia e nun sapeva come fare a n uscire dal bosco, sicché se ne steva sconsolato a piè della quercia aspettando la morte: quando però fu la mezzanotte sentiede del rumiccìo di piedi e po' du' donne che discorrevan forte tra di loro o pareva che lui nun l'avessin visto.
      Fidati allora s'accoccolò al tronco e badava a capire le parole delle du' donne.
      Dice una:
      - Rosina, che lo saperesti te come si fa a far rinascere gli occhi a uno che se gli è cavi?
      Arrisponde quell'altra:
      - Sicuro, che la mi' arte qui ci pole arrivare. Decco come si fa, Caterina. Bisogna cercare l'erba grassa che nasce sotto la quercia, mettersela in su' buchi addove c'era gli occhi, e gli occhi arritornan subbito al su' posto.
      - Oh! guarda che bel trovato. Ma quella Regina d'Ungheria che no' si stregò e nun ha che quindici anni, chi pole guarirla? 'Gli è finita finita; la si strugge ugni dì; e' medichi per lei nun trovan rimedio, e tra poco la metteranno drento la sepoltura.
      Dice la Rosina:
      - Eh! il rimedio vero nun si sa che noi, che s'è fatto la malìa. Quell'uva salamanna che cresce in nel giardino reale sarebbe soltanto bona a guarirla. Ma indovinarla! 'Gli è impossibile che ci arrivino. Se nun si coglie l'uva, nun si spampana la vite, po' si taglia [220] il ceppo, po' si sbarba, e se le barbe nun si friggano in un tegamino d'olio, e con questo non s'ugne ben bene tutta la Regina e per dimolte volte, lei bisogna che moia.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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