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      Com'han da fare a saperle tutte queste cirimonie, se nun gli s'insegnan noi?
      - È vero; è vero! - scrama la Caterina. - Ma ora, rinserriamoci 'n casa, perché comincia a spuntare 'l giorno.
      Quando le du' donne furno ite via, Fidati subbito brancola brancola a piè della quercia e sfruconando la terra con uno stecco trovò l'erba grassa con certe foglie tonde, e lui se le mettiede diviato in ne' buchi addove s'era cavo gli occhi, e gli occhi ritornorno sani e intieri come prima gli aveva.
      - Oh! con la mi' vista, - disse, - i' posso campare anco insenza quel birbone del mi' fratello. Infrattanto i' vo' andare in Ungheria a guarire quella poera Regina.
      Sicché dunque s'alza Fidati e va in verso il Regno ungarese e, doppo un viaggio di dimolte settimane, alla fine si trova nella città reale: nentra dientro, e al primo rigattieri che 'ncontra ci si ferma e piglia a nolo de' vestuari da gran signore; poi cerca del palazzo del Re e gli chiede udienza.
      Il Re gli addimandò:
      - E lei chi è? Che vole da me?
      Arrisponde Fidati:
      - Lei sappia, Maestà, ch'i' sono un medico forastiero, e nun ci son che io in tutto 'l mondo che cognosca il rimedio vero per guarire la Regina su' figliola.
      Scrama il Re:
      - Se lei dice davvero, lei pole scerre a su' piacimento, o una grossa somma di munete, oppuramente la mi' figliola in isposa, se lei sarà contenta; ma se in scambio lei è un cantambanco 'mpostore, badi, me la paga con la su' testa.
      - I' m'accordo, Maestà, - disse Fidati.
      - Lei però mi deve 'mpromettere di stare a mi' ordini di medico.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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