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      - Oh! decco quel che mi rimane de' mi' quattrini: un soldo per un po' di pane. Tutto, sentite, i' nun ve lo do; facciamo a mezzo, se vi garba.
      Risponde il vacchino:
      - Sì, sì, i' son contento anco di mezzo soldo; o meglio, si vadia qui dal fornaio vicino per comperare un soldo di pane, e poi si mangerà mezzo per uno.
      E feciano accosì.
      Per mangiarlo con comido quel pane il vecchino e Pipetta s'erano messi a siedere in un pulito, ma quel pan solo nun era punto gustoso, sicché disse il vecchino:
      - Pipetta, lo vedi quel poggio laggiù? C'ène in vetta un pecoraio che rimette le pecore. Va' da parte mia e digli che ti consegni la pecora più grassa. Portala doppo qui e ci faremo assieme una bella cena.
      Dice Pipetta:
      - È egli ma' possibile che uno insenza cognoscenzia della mi' persona voglia darmi subbito la pecora più grassa del su' branco? Andate piuttosto voi.
      Arrisponde il vecchino:
      - I' nun son capace di ripire lassù, caricarmi la pecora in sul groppone e poi arritornarmene al piano. Ti pare! I' son troppo debole. Va', va' pure, e nun aver temenza, che la pecora il pecoraio nun trova eccezione a dartela.
      Pipetta dunque se n'andiede in verso quel poggio; dapprima valicò un fiume e al tramonto del sole 'gli era alla capanna del pecoraio.
      Dice:
      - Bona sera, galantomo!
      Dice il pecoraio, che pure lui aveva l'aspetto d'un vecchino, come quegli altri tre riscontrati da Pipetta:
      - Bona sera, giovanotto! Che cercate?
      Dice Pipetta:
      - I' cerco la pecora più grassa del vostro branco. Un vecchino così e così, che m'aspetta laggiù 'n fondo nel piano, m'ha mando a pigliarla per farci la cena.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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