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      Insomma, stiedan lì a contrastarsi un bel pezzo, ma la corata quella pecora per Pipetta nun la dovette avere.
      Il vecchino 'gli era proprio iscorruccito a bono per la bugìa tanto ostinata di Pipetta. Dice:
      - Tu meriteresti che ti dibanbonassi in questo logo deserto. Ma 'n grazia delle lemosine che ha' fatto oggi, i' mi cheterò io. 'Gnamo, nusciam di qui, ché ti menerò in un posto da farci fortuna. Ma nun esser bugiardo: la bugia 'gli è un gran defetto e si finisce sempre male.
      Si levorno di lì e andiedano al fiume per valicarlo, e quando furno drento deccoti l'acqua salisce a Pipetta per insino al ginocchio.
      Domanda il vecchino:
      - Ma dunque la corata c'era egli o no?
      Arrisponde Pipetta:
      - Che! nun c'era.
      E subbito l'acqua gli viense alla gola.
      Dice il vecchino:
      - Nun dir bugìe, c'er'egli o no la corata?
      - Che! - arrisponde Pipetta, - nun c'era.
      E l'acqua gli va in sul capo, ma alla solita domanda del vecchino, lui ostinato con una mano fora faceva segno sempre di no.
      - Gran bugiardo! - scramò il vecchino: - ma nun ti vo' morto.
      L'acqua dunque [277] arritornò giù bassa e tutt'addua sortirno in sull'asciutto, e doppo aver camminato tanto, che oramai spuntava il sole, nentrorno in una gran città. In nel discorrire con questo e con quello il vecchino e Pipetta seppano, che la figliola del Re, una ragazzina di quindici anni a mala pena, steva male tisica spedita marcia, e nissun dottore 'gli era bravo a guarirla più; sicché dice il vecchino:
      - I' la guarirò io.
      La gente subbito lo menò alla presenzia del Re, che gli domandò, se propio lui credeva di poterla guarire la su' figliola unica.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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